lunedì 20 agosto 2007

THAILANDIA: APPROVATA NUOVA COSTITUZIONE

Approvata in Thailandia la nuova Costituzione messa a punto dalla giunta militare al potere dal colpo di stato dello scorso settembre. Il via libera e’ arrivato dal primo referendum nella storia del Paese asiatico. Secondo dati ancora parziali elaborati sull’87% delle schede, i si’ hanno raggiunto oltre il 58%, mentre i no si sarebbero fermati a poco piu’ del 41. L’affluenza e’ stata del 55%.

La Costituzione - la 17esima del paese - è stata redatta da 100 esperti selezionati dalla giunta militare che ha assunto il potere il 19 settembre scorso dopo aver defenestrato l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, accusato tre le altre cose di aver abusato la Carta precedente accentrando il potere. Tra gli esperti, l’opinione prevalente è che la nuova Costituzione miri a limitare il potere dei politici e aumentare quello dei burocratici e dei militari.
Molto negativi sono stati i commenti riguardo le nuove regole che vedono 76 dei 150 senatori eletti da un pannello di giudici, burocrati e gruppi di organizzazioni civili.
Un altro cambiamento poco apprezzato riguarda la riduzione del parlamento da 500 a 480 membri.
Divisi sono stati i commenti per quanto riguarda il limite di due legislature posto per il primo ministro, mentre generalmente positive sono state le opinioni riguardo le regole che impongono al nuovo premier e alla sua famiglia di non avere interessi in compagnie private e che chiamano tutti i legislatori a rivelare il proprio patrimonio.
La nuova Costituzione rende inoltre molto più facile mettere il primo ministro o gli altri ministri in stato di accusa per infrazioni ‘etiche’.
La partecipazione popolare è stata garantita con l’articolo che richiede 100mila firme per promuovere emendamenti costituzionali e 10mila per promuovere leggi ordinarie.
Altro punto importante - e che ha diviso - è La decisione di non eleggere il buddhismo a religione di Stato, una richiesta avanzata da una parte dell’establishment religioso del paese. La società civile, che ha criticato la giunta per non aver permesso una maggiore partecipazione popolare durante la redazione del documento, ha invece applaudito l’articolo 30 che invoca la parità di diritti tra uomini, donne, gay e transessuali.

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